Vermentino e Greco di Tufo

Più leggero il sardo, più corposo il campano, sono tra i vini più amati del periodo estivo

Sole che splende e mare in tavola: a questo fanno pensare il Vermentino di Sardegna e il Greco di Tufo della Campania, due vini bianchi accomunati da una spiccata mineralità e da note di frutta e fiori piacevoli e mai eccessive. Più corposo il Greco di Tufo, tanto da essere uno dei pochi bianchi italiani che si presta all’invecchiamento, sono comunque entrambi perfetti per i mesi più caldi. Anche se gli appassionati non si tirano indietro a stapparli in qualsiasi periodo dell’anno.

 

Le origini del Vermentino di Sardegna, Doc dal 1988, non sono chiare: per alcuni è originario del nordest della Spagna, precisamente in Aragona,
per altri verrebbe dalla zona di Listan d’Andalusia. Secondo altri ancora, sarebbe Portoghese (dove è conosciuto con il nome di “codega”) o dell’isola di Madera, considerate le numerose affinità (ricchezza del colore
e di estratto) con la Malvasia. Quel che è certo è che oggi è il più importante vitigno a bacca bianca della Sardegna, la cui produzione è consentita nelle province di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari. Si tratta di un vino giallo paglierino, dai riflessi verdognoli, che al naso sprigiona profumi intensi di fiori di campo con sentori erbacei e note di pesca. In bocca risulta minerale, secco, amabile, fresco, con un leggero retrogusto amarognolo. Alcune versioni più affinate possono presentare aromi di frutta secca e miele.

Abbinamento cibo-vino Il Vermentino di Sardegna Doc va degustato con antipasti di pesce non salsati, ostriche e molluschi in generale, pesce
alla griglia, carni bianche.
Temperatura di servizio: 8-10 °C.

Anche bollicineOltre alla più nota versione ferma, del Vermentino di Sardegna esistono anche varianti frizzanti e spumante, dai caratteristici sentori di crosta di pane. La versione spumante va servita a una temperatura di 6-8 °C.

 

Il Greco di Tufo è il più antico vitigno dell’avellinese: fu portato nella provincia di Avellino, nella zona dei comuni di Tufo, dai Pelasgi della Tessaglia (Grecia),
nel I secolo a.C. La leggenda narra che fosse bevuto anche a Pompei e già allora si distingueva per la sua sensualità. Doc dal 1970 e Docg dal 2003, inizialmente
fu coltivato dai viticoltori della zona proprio alle pendici del Vesuvio, dove prese il suggestivo nome di Lacryma Christi. Subito dopo si diffuse in altre zone della provincia, con il nome di Greco di Tufo. Le rocce vulcaniche dell’Irpinia, e in particolare il tufo, gli conferiscono una splendida sapidità e un eccellente equilibrio acido. Il colore è giallo paglierino intenso e al naso i suoi aromi più tipici sono quelli di frutta gialla, mandorle, miele e fiori gialli accompagnati da note minerali. In bocca è fresco e sontuoso al contempo, strutturato ed elegante, molto persistente.

Abbinamento cibo-vino Perfetto con i piatti di mare come pesce, crostacei e crudità, può sposarsi alla perfezione anche con i formaggi
a pasta molle e con la mozzarella di bufala, le carni bianche e alcuni piatti orientali come quelli a base di latte di cocco. La versione spumante è ideale come aperitivo, magari abbinata a un tagliere di salumi.
Temperatura di servizio: 10 °C.

Anche spumanteIl Greco di Tufo può essere elaborato anche nella tipologia “spumante” metodo classico, purché affinato per almeno 36 mesi in bottiglia.
In questo caso, la temperatura di servizio è 8 °C.