Orchidea: così il successo è assicurato

29/12/2024

Se hai appena ricevuto o acquistato una splendida orchidea Phalaenopsis e sei rassegnata in partenza a vederla sfiorire come tutte le altre che non hai saputo curare in passato, è il momento di cambiare rotta e imparare come assicurarle una lunga vita con rifioriture spettacolari.

La Phalaenopsis, regina delle orchidee
Il suo nome deriva dal greco, phalaen (farfalla) e opsis (simile a) e indica la somiglianza del fiore alla forma delle farfalle: la Phalaenopsis è una delle orchidee più amate e vendute, per la sua bellezza ma anche per la sua facilità di coltivazione (a patto che si osservino alcune accortezze). In questo periodo è piena di fiori: eleganti, disposti su lunghi steli, sono perfetti in ogni ambiente. Sbocciano numerosi e si conservano per diversi mesi, dall’inverno fino a inizio primavera; con le giuste attenzioni, la Phalaenopsis può addirittura rifiorire una seconda volta nell’anno.

La maggior parte delle orchidee sono specie epifite (ovvero che nel luogo di origine crescono “abbracciando” altri vegetali, tronchi o rami degli alberi, di solito usati come sostegno per le grosse radici aeree che ricercano luce e contribuiscono all’attività di fotosintesi della pianta. Provengono dalle Indie orientali, dall’Indonesia, dalle Filippine e dall’Australia, e cercano le medesime condizioni ambientali dei luoghi di origine, con temperature comprese tra i 16 e i 25 gradi.

La giusta posizione
Trova per la tua orchidea un angolo dove possa ricevere tanta luce, ma senza contatto diretto con i raggi solari, lontano da correnti d’aria e da fonti di calore come i termosifoni. Evita poi di spostarla: la Phal – come la chiamano gli appassionati – ama la stabilità.

Per capire se la pianta è in salute, controlla lo stato delle radici: con le orchidee è facile da valutare in quanto l’apparato radicale è ben visibile per dimensione e perché di norma i vasi di plastica trasparenti in cui vengono vendute ne permettono il controllo.

Quando e come annaffiarla
Sapere quando la tua orchidea ha sete è facile: solleva il vaso per sentirne il peso e osserva le radici aeree. Quando il vaso è leggero e le radici tendono al color argento, è il momento di innaffiarla. Immergi il vaso fino a metà in una ciotola d’acqua per alcuni minuti, fino a quando le radici diventano di un verde vivo; ora scolala bene, perché non ama ristagni.

Rinvaso: il momento giusto
Il rinvaso va fatto solo se e quando le radici escono dal vaso e/o mostrano segni di sofferenza. Taglia le radici secche o marce e rimuovi con delicatezza, innaffiando, anche il vecchio panetto di terra di inizio coltivazione: spesso è causa di morte in quanto al momento dell’innaffiatura trattiene l’acqua come una spugna. Utilizza ora un apposito bark, formato dalla frantumazione di corteccia di Picea abies (abete rosso) e di Pseudotsuga douglasii, che mantiene le radici aerate e drenate. Il consiglio è di scegliere un cache-pot in vetro trasparente, in cui adagiare la pianta con il suo vaso di origine. Sul fondo puoi mettere argilla espansa o ghiaietto per evitare il ristagno d’acqua, farla vivere felice e controllarla al meglio.

Concimare per nutrirla
Per supportare la crescita, la Phalaenopsis richiede anche un po’ di nutrimento. Usa un concime bilanciato specifico per orchidee ogni due innaffiature: questa cura extra le darà l’energia necessaria per la prossima fioritura.

Potatura a fine fioritura
A fioritura terminata, puoi decidere se recidere il ramo o lasciarlo: a volte dai vecchi steli possono nascere nuovi germogli laterali. Se il ramo è secco, invece, taglialo.

Con queste semplici attenzioni, la tua Phalaenopsis tornerà a fiorire anno dopo anno, regalandoti eleganza e bellezza senza tempo!

Orchidea: così il successo è assicurato