Gli esami non finiscono mai

29/06/2024

Ragazzi che rimediano una bocciatura a giugno?
Lo scorso anno sono stati quasi il 6 per cento degli studenti italiani. Molto elevato anche il numero di allievi che hanno rimediato i famosi debiti: il 18% del totale. E di questi, uno su dodici è poi stato bocciato a settembre.
Insomma: l’insuccesso scolastico, non soltanto di media entità ossia il debito formativo, ma anche quello secco, da bocciatura, è purtroppo un evento piuttosto diffuso.

Una conquista difficile
Per evitare scelte definitive (sono quasi 100mila ogni anno i ragazzi che abbandonano gli studi), quali sono le strategie da adottare per trasformare la bocciatura di nostro figlio in una nuova opportunità? Ecco i consigli di Paola Scalari, psicoterapeuta dell’età evolutiva: «Di certo la bocciatura rappresenta, non solo per i figli ma anche per la famiglia, un momento difficile: si prova un senso di ingiustizia, spesso si pensa che i professori non abbiano capito il ragazzo. Insomma: si cercano capri espiatori di ogni genere. In realtà, forse nessuno è colpevole. Nel passaggio dalle medie alle superiori, le cause dell’insuccesso sono da ricercare soprattutto nel fatto che nostro figlio è passato da un ciclo scolastico che metteva al centro le problematiche degli allievi, a una scuola che pone invece come tema centrale l’apprendimento e il rendimento». Dunque, in primo luogo la bocciatura va vista come uno stop all’abitudine degli alunni di essere sempre compresi-giustificati e di avere tutto garantito. «In tal senso, il messaggio da passare a nostro figlio è questo: le cose nella vita vanno conquistate e non esistono trucchi, furbizie o magie per aggirare gli ostacoli», spiega l’esperta.
 
Punire non serve
Altra questione: spesso, a caldo, i genitori partono in quarta con castighi e punizioni di vario genere: dal sequestro del motorino, a una minore libertà di uscita. «Punizioni di questo tipo servono a poco. Bisogna, invece, fare in modo che i ragazzi arrivino a capire che, per andare avanti, è necessario investire ancora di più». Tradotto in altri termini, significa che durante le vacanze dovranno impegnarsi e studiare. «Cosa che non sempre avviene. Erroneamente, infatti, si pensa che, dal momento che nostro figlio ripeterà l’anno, partirà comunque un pochino più avvantaggiato». In realtà è proprio questo l’errore. «Bisogna impegnarsi, anche facendo qualche sacrificio economico e mandando nostro figlio a ripetizione». Per quanto? «Dalla metà dell’estate fino all’inizio della scuola. In questo modo, attraverso un programma di studio serio, potrà colmare non soltanto le lacune, ma imparare il giusto metodo di studio, che è forse la causa principale di tante bocciature». Non solo. «Invece di punire, noi genitori, cerchiamo di esserci. E di controllare, soprattutto. Verificando se ha fatto i compiti, rinunciando magari al weekend lungo programmato a settembre, perché deve impegnarsi. Senza minacce. Senza fare del terrorismo. Ma con fermezza. In fondo passare qualche ora sui libri, il 15 di agosto, è già una discreta punizione».

Ma quanto mi costi?

Secondo un recente studio del Codacons, il costo di una lezione di un professore nei capoluoghi italiani si aggira in media sui 35 euro all’ora. Per chi poi deve recuperare materie classiche, come latino o greco, a Milano si arriva addirittura a 50-60 euro. Meno dispendiosi i neo-laureati. Che per una lezione di italiano, lingue, matematica, o latino chiedono in media intorno ai 20 euro orari.
Può funzionare benissimo però anche lo studente universitario (magari figlio di amici): qui si spende davvero poco, ossia sui 10-15 euro per lezione. Le materie che necessitano più ripetizioni? Matematica (con 44% di studenti con il debito), lingue straniere (32%) e italiano (14%).

Gli esami non finiscono mai