«I nostri figli, anche se fanno la prima elementare, accusano gli stessi sintomi di noi adulti che lavoriamo: stanchi, stressati, bombardati da mille impegni, da un’infinità di stimoli. Tanto che, alla fine, possono davvero incepparsi». Lo afferma Paola Scalari, psicoterapeuta dell’età evolutiva, che prosegue: «Impegni e stimoli, ovviamente, aumentano in determinati periodi dell’anno. In particolare nei mesi primaverili, quando si è in un certo senso a metà del cammino scolastico, già notevolmente stanchi, ma con davanti ancora molti giorni di impegno», prosegue Scalari. D’altra parte, lo stress dei nostri figli non è dato solo dall’iperstimolazione a cui sono sottoposti.
La paura di deluderci
«Spesso, più della fatica li può bloccare l’ansia di non portare a termine i loro impegni: soprattutto, di non corrispondere alle aspettative dei genitori e degli insegnanti. In effetti, la paura di fallire, di non raggiungere gli obiettivi, i risultati, può essere davvero una delle maggiori cause dell’ansia dei nostri figli», spiega Scalari. Ma proprio per questo noi genitori possiamo fare molto per contenerla. In che modo? «Moderare le nostre pretese sul risultato e limitare, o meglio, non trasmettere ai piccoli la paura del fallimento, anche parziale».
Ruolo rassicurante
A metà dell’anno, dunque, i genitori devono assumere un ruolo estremamente rassicurante. Già, ma se i risultati scolastici non sono buoni? «Il segreto è appunto non creare panico, non aumentare lo stress. Valutiamo invece serenamente la situazione, aiutiamoli, se hanno delle lacune, evitando in tutti i modi di cadere in quelle frasi rituali del tipo: “se non studi ti bocciano”. Alimentare continuamente lo spauracchio dell’insuccesso non fa altro che accrescere l’ansia da prestazione». Cerchiamo, invece, di valorizzare quello che fino a quel momento hanno appreso. «Complimentandoci per quello che hanno imparato. Insomma: trasmettendo positività, incoraggiamento. È il modo per prefigurare la meta, ma senza eccesso di aspettative. A quel punto, in un clima più disteso, la loro preoccupazione diminuirà notevolmente. Più sicuri, senza timore di venir giudicati, potranno recuperare anche nelle materie dove hanno ancora qualche incertezza».
DA LEGGERE
Parola di bambino.
Il mondo visto con i suoi occhi
di Francesco Berto e Paola Scalari, La meridiana
COME ALLEGGERIRLI
1 Rinunciamo a certi obiettivi. Non è scritto da nessuna parte che se nostro figlio è iscritto al corso di karate, nuoto o recitazione debba per forza sostenere la prova di fine anno. Se lo vediamo molto stanco e preoccupato anche per il saggio finale, lasciamo perdere. Resterà comunque un’esperienza che potrà riprendere il prossimo anno.
2 Alleggeriamo gli impegni nella gradualità della loro importanza. Prima le attività culturali extrascolastiche come il corso d’inglese poi, eventualmente, quelle sportive che non implichino gare o tornei.
3 Aumentiamo il tempo del gioco. Una partita di pallone con gli amici, ossia movimento abbinato al divertimento (senza prestazioni), è il sistema più immediato per fare defluire lo stress.
4 Lasciamoli anche un po’ soli, nella loro cameretta. A sognare. A giocare. Senza tv. Senza videogiochi. Sono pause strategiche che non solo diminuiscono il tasso di ansia, ma favoriscono la creatività dei bambini, troppo compressa da stimoli esterni.